https://www.federprivacy.org/informazione/societa/anonimato-nel-dark-web-scoperto-un-modo-per-rilevare-gli-indirizzi-ip-degli-utenti Come è noto, il browser Tor fornisce anonimato ed è resistente all’identificazione e al…
Chi offende su Facebook rischia una condanna anche se non fa il nome della persona presa di mira
Rischia una condanna per diffamazione aggravata chi insulta altri su Facebook, anche se magari pensa di farla franca solo perché evita di fare il nome della persona offesa. Se infatti gli aggettivi usati sono sufficienti per individuare la persona presa di mira, non sarà poi possibile nascondersi dietro un dito per sottrarsi alle proprie colpe. È il caso di una donna che sul noto social network aveva scritto offese pesanti riferendosi a una conoscente definendola in modo sprezzante “nana” e “spazzina”.
Pochi dettagli, ma quanto basta per consentire agli utenti che leggevano i post di capire a chi si stesse riferendo la donna: infatti la conoscente era notoriamente di bassa statura, e all’epoca dei fatti lavorava con lei come addetta alle pulizie nello stesso esercizio commerciale.
Anche se molti pensano ancora che non citando direttamente il nome dell’interessato (o scrivendo solamente le sue iniziali) si stia mantenendo l’anonimato della persona, in realtà il Gdpr tutela in modo efficace la privacy delle persone, in quanto l’art.4 del Regolamento UE 2016/679 specifica a chiare lettere che costituisce un dato personale non solo qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o direttamente identificabile, ma che possa essere individuabile anche in modo indiretto con particolare riferimento “a un numero di identificazione, dati relativi all’ubicazione, un identificativo online o a uno o più elementi caratteristici della sua identità fisica, fisiologica, genetica, psichica, economica, culturale o sociale”.
Prosegue al link riportato di Federprivacy.